Il percorso del petrolio
Il costo
iniziale del petrolio, quando parte dai giacimenti petroliferi, è di 20
centesimi al litro .
Arriva nei
serbatoi delle auto a 1,171 euro. Il viaggio della benzina dai
giacimenti di greggio fino alle pompe di benzina d'italia è uno dei percorsi
più costosi dell'industria globale. Con le grandi compagnie
petrolifere a controllare tutta la prima parte del tragitto - dal trasporto,
attraverso la raffinazione fino ai distributori - intercettandone i margini. E
il fisco a dare il colpo finale al portafoglio dei consumatori.
In questo complesso tragitto, alla fine, il costo della materia prima vera e
propria è marginale: su 100 euro pagati per la benzina al distributore in Italia
il greggio ne costa solo 17,75. Degli altri 82,25 euro, circa 65 (tra accise e
Iva) vanno allo Stato, 3,3 al gestore, 6,8 a chi gestisce il trasporto e il
deposito dalla raffineria al distributore, 3,15 alle compagnie (che spesso
finiscono però per incassare anche tutti i proventi del trasporto) e 4 a chi
controlla le grandi petroliere che curano i collegamenti con i giacimenti.
La partenza dell'Odissea finanziaria del nostro litro di benzina verde è, a
prezzo modico e sotto forma di greggio, al giacimento.
Qui un barile (pari a 159 litri) costa oggi attorno ai 44 dollari. Pari, vista la resa della materia prima, a circa 20 centesimi di euro per un litro di verde. Appena salutati i pozzi, iniziano le spese. Le prime sono per il trasporto in raffineria. A volte per oleodotto, spesso, come accade per l'Italia, con una "crociera" via nave.
Costo medio
del trasporto del petrolio è circa 7 dollari a tonnellata, che sommati alle spese di
assicurazioni e agli "optional" di questa tappa (aumentati da quando - dopo la Exxon Valdez - sono stati imposti vincoli rigidi di sicurezza alle flotte)
portano già a 0,26 euro il costo del nostro litro
di benzina.
In raffineria inizia il trattamento, spesso seguito dalla stessa società (le
varie Shell, Exxon o Eni) che hanno già organizzato il trasferimento. Ci sono
impianti estremamente sofisticati che riescono a
trasformare i 159 litri di
greggio del barile in quantità ancora superiori di benzina di qualità (la
benzina pesa meno). Altri che rendono meno e producono materiali di minor pregio
come gli olii combustibili.
In media però, i costi della trasformazione
del petrolio portano
circa a 0,31 euro il costo del nostro carburante.
Abbandonata la raffineria (in Italia sono dislocate per lo più sulle due isole
maggiori) la benzina riprende il suo viaggio. Prima, di solito, con le bettoline
per raggiungere le coste della penisola. Dove si concede un periodo di riposo in
deposito visto che esistono degli obblighi di "scorta" per costituire le riserve
del Paese, pari a 90 giorni di consumi. Una pausa che costa, seguita da una
nuova tappa, spesso in autobotte, dal deposito fino alla rete che cura la
distribuzione finale alle pompe sulle strade italiane.
Questo segmento del viaggio, tra spese per il nolo delle navi, oneri di scorta e
di tenuta e costi per l'autotrasporto fa lievitare ancora il prezzo del nostro
litro. Anche perché proprio nel passaggio tra raffineria e pompa, dicono gli
esperti, si scava la maggior differenza tra i nostri prezzi e quelli del resto
d'Europa, visto che da noi il mondo della distribuzione è ancora molto
frammentato: sulle strade nazionali ci sono oltre 22mila distributori contro gli
11mila, ad esempio, della Gran Bretagna, con un erogato che è la metà della
media continentale. Sta di fatto che nel momento in cui viene versato nei
serbatoi della stazione di servizio, il prezzo del litro di verde è già arrivato
a 0,38 euro circa.
Il tratto più corto del suo viaggio, dalle cisterne del distributore ai serbatoi
delle auto, è anche il più costoso. Un pedaggio lo preleva il gestore del
distributore, alzando a 0,42 euro il prezzo del litro. Tutto il resto (circa 75
centesimi) va in tasca al fisco italiano che ogni anno, grazie al prelievo sui
carburanti, incassa attorno ai 30 miliardi di euro. L'Odissea è finita. Il
litro, dal pozzo all'auto, è rimasto un litro. Il suo valore, strada facendo, si
è moltiplicato per 5,6 volte. A incassare sono in tanti. Ma alla fine a pagare è
solo il padrone dell'auto. Che oltretutto, con i rialzi del petrolio degli
ultimi giorni, rischia di aggiungere 4-500 euro l'anno alla sua "bolletta" per
il pieno di benzina.